I protagonisti Dimitru Bratianu (1818-1892) Fra i democratici romeni che nel '48 diedero inizio al processo di unificazione nazionale emerge la figura di Dimitru Bratrianu. Formatosi nella Francia della monarchia di luglio, come l'intero nucleo direttivo della generazione del quarantotto, Bratianu trovò il suo miglior alimento culturale e politico nei più evoluti ambienti laici e democratici del tempo, nei quali assai diffusa era l'influenza delle idee di Mazzini. A Parigi fu tra gli ideatori e i più attivi consoci dell'Associazione degli Studenti Romeni, ramo esterno di una sorta di Giovine Romania, e già nel 1847, in un caloroso discorso ai compagni, un vero canto in lode delle risorte nazioni e soprattutto dell'Italia, guardata come il loro faro, li esorta a cogliere l'insegnamento proveniente dalla penisola italiana e farsi promotori di un'azione simile a quella che si era già verificata negli stati italiani. Bratianu si battè sulle barricate della rivoluzione della Valacchia del 1848; durante l'esilio ebbe un ruolo importante nelle diverse organizzazioni degli esuli romeni. Con Mazzini ebbe ottimi rapporti di amicizia e di collaborazione. Mazzini apprezzava inoltre il fratello di Dimitru, Ion Bratianu. Così si esprimeva a proposito dei due fratelli “ I Bratianu sono due: buoni ambedue, migliore il giovane, l'altro diplomatizza soverchiamente” (1863). Tra Mazzini e Bratianu ci fu anche un buon rapporto epistolare. Alla morte di Mazzini, toccò a Dimitru Bratianu.l'onore di tessergli l'elogio sulle colonne del giornale "Românul". La sua missione, secondo Bratianu, era quella di plasmare spiriti e suscitare fiducia. Veniva affermato il suo ruolo di promotore del movimento di liberazione dei popoli, coscienza della nazione italiana, "leggenda e mito" per le generazioni a venire. Mazzini era addirittura celebrato come il redentore del mondo. L'articolo venne di nuovo stampato dal "Românul" nel giugno 1892. Nicolae Balcescu (1819 -1852)
Le idee di Balcescu, derivano chiaramente da Mazzini. Patria e Umanità sono termini complementari nel suo discorso, in armonia con le tendenze universalistiche della proposta mazziniana di democrazia europea. Nel frasario di questo segretario del primo governo provvisorio romeno del '48, nei testi programmatici del '48 valacco, nella stampa dell'esilio, sostanza e formulazioni sono mazziniane. Le frasi di Balcescu rivelano un esemplare uso di concetti e di orientamenti mazziniani. Si può decidere senz'altro da quale testo di Mazzini, da quale lettura provengano le idee di Balcescu espresse nei suoi vari saggi. Come Mazzini che reputava la sua una generazione di promotori e di precursori, Balcescu vede nella sua generazione solo l'iniziatrice di un lungo processo storico. L'emancipazione dei popoli e la fratellanza umana fu un'aspirazione dell'uno come dell'altro. Questo ideale distinse tutto il loro pensiero, l'intera loro azione, come stanno a testimoniare i loro scritti e le loro iniziative. L'unità nazionale d'Italia e d'Europa è stata la meta dichiarata della battaglia mazziniana, così come l'unità di tutti i romeni in uno Stato e di una Federazione Danubiana fu proposta da Balcescu ai suoi contemporanei ed ai posteri come obiettivo politico, ideale supremo, cui dedicò tutta la sua esistenza. Mazziniano è il trattare il tema "nazione. Come Mazzini, il Balcescu credette nell'insurrezione quale diritto legittimo delle nazionalità oppresse, nella rivoluzione generale come mezzo di liberazione, nella sacralità di una fraterna alleanza delle nazioni uguali nei diritti e nei doveri. Come Mazzini, riservava ad una assemblea costituente la missione di dare al popolo, riunito in un libero Stato, la forma di organizzazione e le istituzioni democratiche convenienti. Balcescu non incontrò mai Mazzini , ma il nobile figlio di Genova fu certamente l'uomo che egli avrebbe desiderato conoscere di persona, più di ogni altro europeo, per collaborare con lui al compimento di una missione rigeneratrice in Europa: l'uomo il cui pensiero e i sogni generosi erano i più vicini alla generosità dei suoi indirizzi e delle sue aspirazioni. Ion Ghica (1817-1897)
Nei primi mesi del 1849 i romeni sperano nell'alleanza iniziata dal Piemonte, pensando che la sconfitta dell'Austria negli stati italiani avrebbe rilanciato il movimento rivoluzionario nei principati. Ion Ghica che era "in buoni rapporti con molti italiani influenti" di Costantinopoli, si impegna nei piani riusciti a Torino. Nel gennaio 1849, pensando che i romeni devono far valere i loro diritti sul campo di battaglia, scrive ad Al. G. Golescu (Parigi) e a M. Golescu (Belgrado) sulla necessità di organizzare un corpo dell'esercito guidato dal generale Gheorghe Magheru per combattere ovunque in Italia |