Il mazzinianesimo nella Romania

Gli uomini politici, che inaugurarono con il '48 una tappa fondamentale nella storia moderna dei romeni, furono animati nel loro credo politico da una vocazione democratica e repubblicana che li avvicinava a Mazzini. Per mezzo di un fervido apostolato, la fede e la terminologia mazziniana conquistarono l'opinione romena; le idee promosse da Mazzini presero corpo in organizzazioni simili alla Giovine Italia e al Partito d'Azione, collegate alla democrazia europea e attive nella collaborazione con essa, dalla nascita del Comitato democratico europeo fino all'Alleanza Repubblicana Universale, l'ARU.

Per lo storico Balcescu, era Mazzini il più grande rivoluzionario d'Europa, per Dimitru Bratianu, l'uomo del secolo, per Ioan Eliade Radulescu, la personificazione dell'intero pensiero italiano; giudizi altamente significativi dell'ammirazione e della stima di cui godeva il grande politico italiano tra i democratici di tutta Europa. Il messaggio ideale di Balcescu rivela rapporti di analogia, di concordanza con la dottrina del Genovese,sia nell' identità della meta prefissa, sia nel comune indirizzo nella coordinazione della democrazia, sia nell'incessante appello all'alleanza dei popoli. Batrianu andrà a Londra, per cercarlo e stargli accanto quale rappresentante dei suoi connazionali. Dal suo esilio, il poeta patriota Radulescu invierà ai profughi stabilitisi nell'Asia Minore, copie della seconda edizione di Foi et Avenir.

 

N. Balcescu

L'incontro con Mazzini ritenuto di massima importanza, sarà richiesto e promosso come prioritario da tutti i gruppi dell'esilio romeno post-48, un esilio che per molti durò qualche decennio.

Il rapporto di reciproca fedeltà si protrasse sino alla morte di Mazzini che parlava nelle sue lettere dei fratelli Bratrianu, dei fratelli Golescu e di C. Rosetti come dei suoi amici di Bucarest "doppiamente fratelli per la stirpe e per la fede politica". Per mezzo dei democratici rivoluzionari il pensiero mazziniano fu conosciuto non solo dalla classe politica o dai giovani intellettuali.

Una continua attività a carattere divulgativo promosse l'educazione politica del pubblico romeno nel segno dello spirito mazziniano attraverso opuscoli, associazioni segrete,tentativi cospirativi,periodici. Agenti romeni eseguirono missioni esplorative in nome di Mazzini. Disegni cospirativi e tentativi insurrezionali da lui ispirati ebbero come base il territorio dei romeni. Concordanze ideologiche, di aspirazioni e di meta, determineranno la adesione convinta di molti al mazzinianesimo.

Sicuramente il periodo dell'intensificarsi della diffusione del pensiero mazziniano tra i Romeni furono gli anni posteriori al 48. sia nei territori appartenenti alla Russia sia nei territori controllati dall'impero ottomano.

 

 

Non c'è dubbio che il mazzinianesimo si diffuse tra i romeni anche attraverso l'emigrazione italiana, sia quella politica, dopo i moti degli anni Venti e Trenta, sia quella tradizionale di coloro che erano in cerca di lavoro. Tra le correnti migratorie ce n'era una non trascurabile in direzione dell'Oriente. Fatto significante per la futura opera di proselitismo, i fuorusciti provenivano nei Principati maggiormente dalla Liguria e dal Piemonte. Così l'emigrazione italiana nel mondo romeno ebbe come punti di partenza soprattutto quelle regioni dove i fermenti di rinnovamento si manifestavano con più fervore ed in cui Mazzini aveva impiantato più saldamente la Giovine Italia.

Terra di rifugio per i carbonari, i paesi romeni non lo furono meno per i mazziniani, rappresentando dopo il '48 una importante base per i disegni d'azione di Mazzini ma anche di Garibaldi.

La via italiana di penetrazione del mazzinianesimo non può, però, venir limitata all'emigrazione e al traffico nei porti di Galata e di Braida

La cultura romena del primo Ottocento riflette valori italiani. Dal culto della latinità e dalla esaltazione della discendenza romana, essa passò facilmente all'italianità, rivelatasi nell'interesse per la lingua e la letteratura, durante la fervida partecipazione ai moti del Risorgimento. Scelta come scuola formativa, o come meta di viaggio, l'Italia vide i romeni partecipi del suo spirito, della sua civiltà. Il concetto di Roma, considerata come origine della propria civiltà, li ebbe sempre adoratori. Eccezionale nel Risorgimento italiano, il suo significato divenne basilare anche in quello romeno. Con il '48, il peso del mito di Roma divenne più significativo e la Città Eterna fu vista come al centro di ogni iniziativa politica. L'idea mazziniana secondo cui Roma era chiamata a inaugurare il regno dei popoli fraterni, parlava con ardore ai romeni, che con gli italiani sentivano comuni l'origine e la tradizione latina e che, come loro, si trovavano davanti alla missione di creare lo Stato nazionale unitario.

Molto importante è anche il ruolo dei polacchi nel trasmettere il messaggio mazziniano ai romeni. Veicolo delle idee di Mazzini, furono i polacchi nel movimento repubblicano del '34 e nelle agitazioni successive, sia in Transilvania sia nel Banato. Quando Mazzini parla nel biennio '46-'47 di manifestazioni a favore dei polacchi, le iniziative romene di sostegno morale e materiale nei loro confronti sono già aperte. In tale prospettiva vanno visti i tentativi di creare un'organizzazione simile alla Giovine Italia.

La cooperazione fra i vari nuclei cospirativi si manifestò soprattutto con il progetto di una repubblica romena nell'ambito della rivoluzione europea mirante a liberare ogni popolo e a costituire Stati nazionali unitari democratici in conformità alle aspirazioni dei fondatori della Giovine Europa. Anche il contatto romeno con la Giovine Europa avvenne solo perché la Giovine Polonia ne faceva da mediatrice, al punto che fu attraverso il suo ramo polacco che la Giovine Europa parlò ai romeni del loro avvenire politico

Allo stato attuale della ricerca, l'esistenza di un contatto diretto fra i romeni e Mazzini prima del biennio '48 -'49 pare improbabile. É certo invece il desiderio romeno di una collaborazione sul piano operativo con la democrazia europea.

In una lettera del 31 dicembre '43 a Nicola Fabrizi, Mazzini ricorda le sue estese relazioni con tutti gli elementi rivoluzionari d'Europa. In base alla sua concezione, risulta scarsamente sostenibile l'ipotesi di rapporti del genere con i romeni, non ritenuti ancora tali, mentre negli anni in cui essi daranno prove di maturità e di impegno, anche lui avvertirà, informato delle ultime espressioni del loro sviluppo culturale e politico, la necessità di conoscerli meglio, di renderli più noti all'opinione democratica europea, di avviare con essi quei contatti che finiranno per farli partecipi dell'alleanza dei popoli. La necessità dell'incontro è reciproca da parte dei romeni; essa è sentita proprio perché moralmente hanno già aderito al mazzinianesimo.

Nell'intento di Mazzini di estendere l'area democratica a tutte le associazioni nazionali esistenti in Europa e di organizzare la loro lega è già in germe sia il Comitato democratico europeo, sia l'adesione romena a questo'organismo. Oltre ad un accenno diretto alla Moldavia che avrebbe dovuto insorgere - evidentemente in collegamento col moto polacco - molte sue lettere autorizzano a pensare che Mazzini abbia ipotizzato anche la partecipazione romena a tutti questi disegni.

Il maturarsi del pensiero nazionale porterà necessariamente i romeni in contatto diretto con l'interprete più emblematico del Risorgimento italiano ed europeo. Che il mazzinianesimo fosse penetrato tra di loro prima del '48, lo provano più d'ogni altra cosa la presenza di concetti, definibili come mazziniani, negli scritti fondamentali dei rappresentanti del loro movimento, i giudizi su Mazzini espressi da loro stessi in pubblicazioni e lettere dall'esilio, attestanti una conoscenza anteriore, non superficiale, della sua dottrina.

In contatto con tutte le correnti di pensiero d'Europa, oltre a motivazioni ideologiche e programmatiche comuni, un movente particolare spingeva i romeni verso Mazzini: la rivendicazione della loro tradizione romana, in cui si inseriva organicamente il concetto della nuova Roma, portatrice di libertà.