Nascita dell'idea di Nazione

Nel senso moderno del termine le nazioni non esistevano prima delle rivoluzioni di fine '700, che hanno affermato il principio della sovranità popolare. La nazione è stata intesa come una comunità ampia, unita da un legame che non è né l'assoggettamento a uno stesso monarca, né l'appartenenza a una religione o a uno stesso status sociale. La nazione non procede dal principe, è indipendente dalle alterne vicende della storia dinastica o militare.

Per passare dall'Europa dei principi all'Europa delle nazioni, è stato necessario convincere popolazioni disparate che, nonostante le evidenti differenze, esse avevano in comune un'identità, la quale costituiva il fondamento di un interesse collettivo.

Tutti i Paesi europei hanno lavorato alla costruzione di specifiche identità nazionali che, benché tutte peculiari, si presentano simili nella loro diversità. Secondo A.M. Thiesse, gli elementi simbolici e materiali che ogni vera nazione deve poter presentare sono:

•  una storia che stabilisca la propria continuità attraverso le epoche

•  una serie di eroi, campioni dei valori nazionali

•  una lingua

•  un folklore

•  un certo numero di monumenti culturali e di luoghi della memoria

•  un paesaggio caratteristico

•  una mentalità particolare con identificazioni pittoresche: costume, specialità culinarie, o anche un animale emblematico.

In una prima fase, almeno fino al 1848, la lotta per la nazione e la costituzione delle identità si identifica in buona parte con la lotta per la libertà e la modernità, contro l'assolutismo monarchico

Successivamente si è posto il problema di come definire il territorio della nazione e stabilirne i confini. A differenza delle monarchie e degli imperi, le nazioni non possono invocare il diritto di conquista. É soltanto in nome del possesso del suolo da parte degli antenati che esse possono rivendicare un territorio. Esse non fanno altro che difendere il loro patrimonio inalienabile e il loro diritto alla libertà. A questo riguardo, la storia, l'etnografia e la filologia sono state utilizzate al fine di stabilire i titoli di proprietà nazionale su territori che, nel corso del tempo, hanno visto coesistere o succedersi popolazioni diverse.

Nel caso romeno, ad esempio, queste discipline sono state mobilitate tra l'altro nello scontro sui veri possessori della Transilvania. I romeni si sono attribuiti la discendenza dai daci, romanizzati dopo la loro sconfitta a opera delle armate imperiali e immortalati sui bassorilievi della colonna di Traiano. Peraltro, la costruzione dell'identità romena ha posto in particolare rilievo la latinità di quella lingua, epurata dei suoi elementi slavi e trascritta in alfabeto romano a partire dal 1848. Mentre i romeni insistono sull'occupazione ininterrotta e bimillennaria, da parte dei loro antenati, di un territorio che comprendeva la Transilvania, gli ungheresi contestano la continuità tra daci e romeni, sottolineando che la presenza romena in Transilvania è attestata solo vari secoli dopo l'insediamento dei progenitori degli ungheresi.

L'idea di nazione è nata e ha avuto il suo acme nell'Ottocento, quando il senso dell'individuale dominava il pensiero europeo. Sul terreno politico, contro le tendenze universalizzanti dell'Illuminismo, che aveva cercato regole valide per ogni governo, in qualunque parte del mondo, si era fatto strada nell'Ottocento il particolare, l'individuale, cioè la singola nazione. Soprattutto in Italia e in Germania, ci fu la tendenza a convertire il riconoscimento, teorico, dell'esistenza di una nazione italiana e di una nazione tedesca, con proprie caratteristiche inconfondibili, nella organizzazione pratica di uno "Stato nazionale" italiano e tedesco. Si ebbe l'enunciazione del "principio di nazionalità" come principio supremo della vita dei popoli; si volle lo "Stato nazionale".

Ma non tutto il significato e il valore della nazione si esaurirono in questo: anzi, tali conseguenze politiche si poterono trarre soltanto in quanto, prima, si era scoperta e riconosciuta la "individualità" morale e culturale della nazione. Si disse: l'Italia deve essere una e indipendente, deve costituire uno "Stato", in quanto l'Italia è una nazione, è una individualità storica, che ha proprie caratteristiche, non soltanto etniche e linguistiche, ma di tradizione e di pensiero; in quanto l'Italia ha un'anima sua, ben diversa dall'anima francese, tedesca, spagnola, etc., e perciò ha diritto di poter liberamente esprimere anche sul terreno politico, oltre che su quello letterario, artistico, musicale, etc., questo suo spirito, proprio di lei e di nessun altro popolo. È precisamente nella scoperta di quest'anima nazionale che consiste la grande novità dell'idea di nazione della fine del Settecento e dell'Ottocento; è nel riconoscimento delle peculiarità incancellabili, morali e spirituali, di ogni popolo, che sta il frutto dell'esperienza preromantica e romantica.

L'idea di nazione diventa così per l'uomo dell'Ottocento innanzitutto individualità spirituale prima di essere entità politica. Ecco perchè si può parlare dell'idea di nazione come di una idea nuova, propria dell'età moderna.

Si possono riscontrare le prime manifestazioni dell'idea di nazione in Svizzera all'inizio del Settecento, in nome di uno spirito locale che intendeva reagire all'egemonia culturale francese, che minacciava di tradursi anche in egemonia politica. Ed è dagli svizzeri che viene pronunciata la parola "libertà" che accompagnerà sempre la parola "nazione". Per gli svizzeri, come poi per i tedeschi, la libertà è un bene da difendere. Per gli italiani del Risorgimento la libertà è invece un bene da conquistare, un ideale da attuare. Federico Chabod scriveva ( ne L'idea di nazione 1943-44) che, negli ultimi venti anni, alcuni storici, per motivi politici, avevano spostato le origini del Risorgimento all'inizio del Settecento per negare ogni influsso dall'estero sulle vicende italiane (Rivoluzione francese, Dichiarazione dei diritti dell'uomo, etc.).

L'Ottocento è perciò il secolo delle grandi passioni nazionali e la nazione arriva a coincidere con la patria. E la patria è sacra. Questa è la grande novità scaturita dalla rivoluzione francese. Ecco perché si parla di martiri del Risorgimento.

Ci sono due modi di considerare la nazione secondo lo storico Chabod:

    • 1) quello naturalistico, che può sfociare nel razzismo, nel primato di una concezione etnica, cioè naturalistica (la razza pura, la lingua pura)
    • 2) quello volontaristico, ovvero l'idea dell'appartenenza come libera scelta ("plebiscito di tutti i giorni" di Ernest Renan).

La contrapposizione delle due concezioni divenne evidente nel 1870-71 quando i tedeschi decisero di annettersi l'Alsazia-Lorena, sostenendo che la regione fosse tedesca e non fosse decisivo il fatto che gli interessati fossero d'accordo o meno.

Allegoria Italia unita - Olio su tela di Antonio Muzzi - 1888 - Bologna Pinacoteca NazionaleIn Italia l'idea di nazione nell'Ottocento si coniuga con la libertà politica e con l'ispirazione europea. Nell'Ottocento, infatti, l'idea di nazione era spesso legata a quella d'Europa. I democratici mazziniani avevano una concezione molto diversa da quella dei liberal-moderati, ma in sostanza c'era in tutti il senso, oltre che dell'individualità (la nazione), dell'universalità (l'umanità, cioè l'Europa). Verso la fine del secolo, la nazione, dopo aver lottato per la propria affermazione contro i tutori del "diritto pubblico europeo" tradizionale, finirà con il non accettare più alcun diritto pubblico generale, col non credere più all'equilibrio europeo, dando vita al nazionalismo aggressivo e intollerante all'interno (verso le minoranze) e all'esterno (per la conquista di nuovi territori).

 

Alcune definizioni dell'idea di nazione